Mountain & Splitboard

Dov'è il vento quando non soffia?


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Like an eagle – backcountry movie

Un brevissimo video della stagione in corso (non ancora terminata).

Riprese un po’ monotone, ma quest’anno il punto di ripresa poteva essere quasi esclusivamente uno… la mia testa!


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Piz Grandinagia (Ticino) – 23/03/2015

Alone in the fog.

Questa la sintesi di un lunedì di pelli in terra elvetica.

Meteo favoloso fino alle 11; cielo che si copre completamente nel giro di quindici minuti, sorprendendomi nel tratto più insidioso. Agevole traccia presente fino a quota 2600, sotto al primo muro. Mezze tavole in spalla e su per la massima pendenza con circa 40 cm di neve nuova sufficientemente assestata. Raggiunto il piano, mezze tavole di nuovo ai piedi, traccio fino al deposito.

Lascio la tavola sotto il crestino finale, procedo verso la vetta, ma le nubi minacciose incombono all’improvviso nascondendo tutto. Attendo qualche minuto sperando in una breve schiarita, ma devo rinunciare. Visibilità minima (un paio di metri).

Torno sui miei passi; la vetta è li, qualche metro sopra il mio naso, ma oggi non mi vuole accogliere.

Discesa difficoltosa nella parte alta a causa della nebbia, molto divertente dai 2500 in giù.

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Tallihorn (Grigioni) – 14/03/2015

Di nuovo in zona, questa volta azzeccando l’itinerario corretto.
Rispetto a domenica la situazione neve è drasticamente peggiorata. Sotto i 2100 è difficile fare qualcosa di buono. In più oggi l’assenza di sole (a parte qualche piccola finestra) ha impedito alla neve di trasformarsi per bene.
Buona giornata comunque!

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Piz Grandinagia (Ticino) – 18/02/2015

Uscita infrasettimanale inaspettata.

In Val Bedretto è caduta una quantità di neve esagerata, splende il sole, non c’è vento. Alle 06.45 sono in macchina.

Al parcheggio siamo in pochi come mi aspettavo. Mi incammino frettolosamente spinto dall’euforia. Dopo 60 metri mi accorgo di uno strano scivolamento della mia “mezzatavola” destra, la guardo… la pelle si è staccata e la colla è fradicia e sta rapidamente ghiacciando. Panico! Che fare? La stacco del tutto, provo a rimuovere il ghiaccio. Niente. Inizio a soffiare; l’aria calda inizia gradualmente a scongelare la pelle. Dopo mezz’ora riparto e fortunatamente non avrò più problemi per tutta la giornata.

Continuo a salire. Nel frattempo, durante la mia sosta forzata, 9 scialpinisti mi hanno superato. Non male, oggi non devo tracciare!

Raggiungiamo insieme il pendio finale, stracarico di neve, a poco più di 2600 metri. Oggi non si può andare oltre.

Di comune accordo, per non rischiare, rinunciamo alla vetta.

Discesa divertente su farina fino alla macchina.

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Fitwell Backcountry

Da più di un anno corteggiavo questo scarpone. Finalmente ne sono possessore e sono riuscito ad effettuare un buon test.

Prima impressione: appena toccato con mano, in negozio, lo scarpone mi è apparso grandioso. Decisamente rigido, ben rifinito, una suola importante che ricorda i miei scarponi da alpinismo (a causa della suola lo scarpone aumenta automaticamente di peso). I punti cruciali, che subiranno perenni maltrattamenti, sono ben protetti e rinforzati. Possibilità di utilizzare ramponi semiautomatici.

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Calzata: mi trovo a -13°C, infilo gli scarponi. Il piede viene perfettamente avvolto nel suo nido. Stringo i lacci a più non posso (forse ho esagerato, rimedio un taglio ad un dito che si aggiungono ai tre tagli procurati in negozio al momento dell’acquisto). Poco male, la prossima volta presterò più attenzione.

La fascia anteriore aiuta a bloccare ulteriormente il piede.

Il confort iniziale è ottimo. Nulla da dire. I miei piedi resteranno belli caldi per tutta la giornata.

Salita: inizio a salire su uno straterello di neve fresca e quando la pendenza aumenta utilizzo l’alzatacco. Rispetto ai classici boots non noto dei vantaggi significativi.

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700 metri più in alto la neve cambia, mi trovo su un traverso ghiacciato. In questa situazione la rigidità dello scarpone si fa sentire… in positivo! Lo scarpone aiuta a mantenere la presa di spigolo. Di certo non può fare miracoli, soprattutto con la mia tavola ultrasbananata, ma ho riscontrato sicuramente dei vantaggi sensibili.

Inizio a sentire lievi dolori su entrambe le tibie. Non ci faccio troppo caso e proseguo. A fine giornata troverò lividi su entrambe le gambe. I miei precedenti boots erano più bassi. Mi abituerò.

Aumenta la pendenza, devo togliere la split e caricarla in spalla. Qui lo scarpone da il meglio di se. La neve è dura, a tratti ghiacciata. Nella maggior parte dei casi basta un colpo secco, ben assestato, e proseguo senza problemi. Nulla da invidiare agli scarponi da scialpinismo. Inizio a notare seriamente la differenza con un boot tradizionale.

Arrivo sotto la vetta, proseguo a piedi lungo la breve cresta. Neve alternata a ghiaccio e roccia. Nessun problema, lo scarpone mi da una sicurezza mai provata prima. Non vedo la necessità di montare i ramponi… li testerò un’altra volta.

Negli ultimi metri noto fastidiosi formicolii ad entrambi i piedi e dolori sotto la pianta. Mi accorgo di aver stretto troppo i lacci. Allento la morsa e riacquisto sensibilità. Allaccio gli scarponi senza stringere troppo i lacci. Da qui in avanti svanisce ogni fastidio.

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Discesa: dato che lo scarpone è leggermente più lungo del mio precedente boot ho dovuto modificare l’assetto delle piastre per centrarlo correttamente sulla tavola. Nella fase iniziale della discesa noto qualche difficoltà, ma ciò non è attribuibile allo scarpone.

Il cambio lamina è rapido, la rigidità dello scarpone aiuta anche in questo caso senza compromettere il comfort. Di sicuro devo prenderci ancora la mano, ma posso dire quasi con certezza che in discesa le differenze tra questo scarpone e i boots tradizionali non sono così apprezzabili. In questa giornata ho evitato il ripido; vedremo nelle prossime uscite.

Conclusioni finali: finalmente posso dire di aver trovato lo scarpone da snowalp che fa per me. Comodo, caldo, di grande aiuto in salita, unico e insostituibile sul ripido con tavola in spalla, sicuro lungo le creste e i passaggi più impegnativi, solido e pronto a subire i continui maltrattamenti che le uscite in montagna comportano. Difficilmente tornerò indietro.


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Wenglispitz (Grigioni) – 07/02/2015

Nuova giornata di pelli.
Partiti da Varese con una debole pioggia raggiungiamo Hinterrhein ancora immersa nell’ombra, ma senza una nuvola. -13 gradi al parcheggio.
In tanti sulla parte iniziale dell’itinerario, quasi tutti diretti al Chilchalphorn.
Deviamo verso la nostra meta iniziando a tracciare, alternandoci al comando. Dietro di noi altri tre scialpinisti ci seguono e ci raggiungeranno poco sotto la vetta.
Neve dura in alto, a dir poco favolosa per tutto il resto del tracciato.

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Pizzo dell’Uomo (Ticino) – 29/11/2014

Pronti, partenza… VIA!
La stagione è finalmente iniziata!
Nulla di impegnativo, visibilità nulla, ma almeno ho ricominciato a muovermi sul terreno che più mi aggrada!
E come da tradizione la “prima” si fa al “Luco”!
Buona neve fin dal passo, più si sale meglio è. Peccato per la nebbia, ma era in previsione.
Che dire… buona la prima!

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Canale del Druet – 14/06/2014

Week-end da eremita in Val d’Arigna.
Accolto venerdì notte da un breve temporale mi rifugio in baita, mi infilo del sacco a pelo e prendo subito sonno.
Al mattino, al mio risveglio, in cielo non si intravede una nuvola. Rapida colazione e sono già sulla mulattiera che porta alle Foppe. Nessun obiettivo, solo la voglia di fare quattro passi.
I passi diventano otto, poi sedici… passo il Pradasc, baite moretti, salgo all’Alpe Druet. Pace assoluta! In un batter d’occhio mi accorgo di aver fatto 800 metri di dislivello, senz’acqua, senza scarponi, senza fatica!
Mi sdraio nel prato in assoluto silenzio.
In lontananza i fischi delle marmotte, scruto la lingua di ghiaccio che scende dal Canale del Druet. Eccole, tre marmotte si dissetano in una pozza. Piu in alto sei camosci si rincorrono sulla neve ghiacciata.
Salgo un centinaio di metri lungo il canale, a pochi metri di distanza si alza una pernice bianca.

E si che volevo fare solo quattro passi!

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Poncione di Cassina Baggio + Canale della Fiamma (Ticino) – 06/04/2014

Uscita solitaria, nuovamente in Val Bedretto a portare a termine quello che non si è potuto fare il we scorso.
Salito al Gerenpass, deviato per il Cassina Baggio, a seguire salita all’imbocco del Canale della Fiamma e discesa verso All’Acqua (10 metri 50 gradi, poi 40/45 gradi).
Gran soddisfazione, soprattutto perche solitaria.

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